Sulle
facce esterne del "casamento superiore", come
ho già detto, sono collocati i quadranti che indicano ciascuno
un astro .Per leggere detti quadranti è necessario ricordarsi
alcuni elementi di astronomia tolemaica
Per
quanto ci spiega Giovanni, e per quanto lo scrivente abbia
capito, il movimento degli astri, così come osservato
dagli antichi astronomi era molto complesso.
Innanzi
tutto gli studiosi constatarono che, a prescindere da un proprio
eventuale moto tutti i pianeti e le stelle "fisse"
si muovevano incessantemente in una direzione e così furono
indotti ad immaginare che essi facessero parte di una sfera, che
chiamarono primo mobile, che compiva una rotazione
su se stessa in un giorno.
Detta
sfera ruotava attorno ad un asse che coincideva con quello della
terra ed aveva un suo polo nord ed un suo polo sud
Tanto
più le stelle erano vicine ai poli, tanto più esse
compivano rivoluzioni di raggio più piccolo fino ad arrivare
alla stella posizionata esattamente al polo nord, la stella
polare, che rimaneva ovviamente fissa tanto da essere considerata
come punto di riferimento dai marinai che si affidavano ad essa
per tracciare le loro rotte.
I
pianeti si muovevano occupando sempre una banda , inclinata di
23° rispetto all'equatore del primo mobile, che fu chiamata
zodiaco. Essa è caratterizzata dalla presenza di 12
costellazioni.
La particolare configurazione delle loro stelle da loro i ben
noti nomi .Gli antichi astronomi pensarono che fosse più
semplice descrivere il moto dei pianeti facendo riferimento alla
loro posizione nello zodiaco .
fig1
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Fu
altresì osservato che nessun pianeta si muoveva secondo
una traiettoria regolare bensì, pur completando le
loro rivoluzioni in tempi costanti , sembrava che con moti
ciclici si avvicinassero e si allontanassero dalla terra
ed in determinati momenti davano l'impressione di tornare
indietro per poi riprendere il movimento nella direzione
principale .
Diciamolo,
un movimento complicatissimo!
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fig. 2
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Per
descrivere un tal moto così complesso fu immaginato come
prima semplificazione che i pianeti percorressero le loro rivoluzioni
esattamente circolari lungo una circonferenza chiamata equante.
(figura 1)
Dato
che invece i pianeti si muovevano lungo, diciamo, delle ellissi,
l'artefizio che si usò per riprodurre siffatta curva fu
quello di fare ruotare lungo l'equante il centro di un'altra circonferenza
chiamata deferente (Fig. 2) lungo la quale, a sua volta,
si muoveva un punto chiamato centro dell'epiciclo (Fig.3
& Fig. 4)
La
curva tracciata dal centro dell'epiciclo rappresenta il cammino
fatto dal punto attorno al quale il pianeta compie una rivoluzione
immaginaria. (Fig. 5)
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Dalla
figura 6 si capisce chiaramente che ad un osservatore
posizionato sulla terra (punto A) appare che il pianeta
P, durante la sua rivoluzione immaginaria, attorno a
D si sposterà velocemente nel tratto 1-2 , sembrerà
tornare indietro lentamente nel tratto2-3 , più
velocemente nel tratto 3-4 , e sembrerà avanzare
lentamente nel tratto 4-1.
Ecco
che è stato riprodotto quel movimento che era
stato definito complicatissimo.
Da
un punto di vista pratico per identificare la posizione
di un pianeta nello spazio bisogna quindi disporre di:
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fig.5
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fig.6
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A)un
quadrante il centro del quale rappresenta il
centro della terra e sul quale sono riportati i segni
dello zodiaco( Fig.7)
B)
di una ruota dentata che compia un giro
nel tempo impiegato dal pianeta per percorrere la sua
rivoluzione. Lungo un braccio della ruota dentata è
alloggiato un cursore sul quale è alloggiato un
perno che rappresenta il centro dell'epiciclo. (Fig. 8)
C)
Di un disco, l'epiciclo, sul quale è
fissato il perno che rappresenta il pianeta (Fig. 9).
D)
Di un indice che libero di ruotare attorno
al centro del quadrante (idealmente la terra) venga mosso
dal centro dell'epiciclo e la cui linea di fede vada a
cadere sullo zodiaco onde poter effettuare la lettura.
(Fig.10)
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fig. 7
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fig. 8
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Quanto
sopra , in estrema sintesi
e con molte semplificazioni è quanto fece Giovanni
De Dondi per rappresentare il moto degli astri.
G.
de Dondi - "Tractatus Astrarii"-
(
Biblioteca Apostolica Romana 1960 )
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fig. 10
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