Cinquantasette
anni, alto , fisico atletico, carattere schivo, che dopo le
iniziali diffidenze rivela una genuina cordialità, il
signor Croce è un geniale riproduttore-inventore.
La sua specialità
è progettare e realizzare celebri orologi da tavola di
cui forgia tutti i pezzi. «Tranne le molle», sottolinea
con un pizzico di pignoleria. I suoi meccanismi e movimenti
sono sofisticati al punto che nel 2000 la rivista inglese "Clocks"
(una sorta di Bibbia per gli specialisti del settore) gli ha
addirittura dedicato la copertina.
«Da
giovane sono stato ufficiale di macchina sulle navi da crociera
per circa 10 anni. Poi mi sono sposato ed ho lasciato quel lavoro.
La passione per la meccanica mi ha spinto a leggere riviste
inglesi del settore e un giorno ho cominciato a costruire il
modello di una locomotiva: la "835". Ho impiegato
3 anni a completare quel lavoro e quindi dopo ho voluto affrontare
un altro tipo di sfida che non mi occupasse così tanto
tempo ».
Dai treni
a vapore agli orologi meccanici ,il passo è stato sorprendentemente
breve. Così è nato "l'orologio numero
1 " , un modello molto semplice sia dal punto
di vista concettuale che costruttivo. «Rappresenta la
copia di quelli in uso nei monasteri del sedicesimo secolo-
spiega-. E' provvisto, come tutti gli strumenti suoi contemporanei
, di una sola lancetta».
Croce mostra il « numero 1 » , in bella vista nel
suo laboratorio rifugio, come Paperon de Paperoni custodiva
il suo primo cent.. E ne parla con l'amore e l'orgoglio che
si riserva ad una creatura».
«Certo
oggi mi sembra molto semplice, ma nel 1977 l'averlo realizzato,mi
esaltò parecchio».
«A
questo punto la mia passione era diventata quasi una professione
e ho quindi dedicato tutto il mio tempo libero agli orologio.
A Lavagna , a pochi chilometri da Chiavari,
Carlo Croce ha trasformato un garage di 30 metri quadrati in
un laboratorio da alchimista dell'orologeria: lo spazio è
riempito da strumenti di precisione, torni, fresatrici, trapani,
seghe, pantografi e levigatrici, che servono a costruire, modellare
e assemblare i pezzi necessari ai suoi capolavori. E uno stetoscopio
che lo aiuta ad «ascoltare» il ticchettio dei suoi
orologi.
«Ogni
giorno è un viavai di amici ed appassionati che vengono
a discutere delle scelte tecniche e stilistiche delle mie creazioni.
Mi piace questo contatto con gli appassionati perché
ti costringe a studiare sempre nuove soluzioni per raggiungere
una perfezione che non arriverà mai».
Ma qualche
volta Carlo Croce la perfezione l'ha sfiorata , come quando
nei primi anni ottanta si è cimentato con l'Astrario
di Giovanni de Dondi, professore di logica, matematica,
astronomia ed astrologia del XIV secolo .L'astrario costruito
dal Dondi vuole dare l'indicazione della posizione nel firmamento
dei pianeti allora conosciuti nel rispetto della concezione
tolemaica del sistema solare , avendo quindi come punto di riferimento
la Terra, con il Sole ed i cinque pianeti ( Venere, Marte,Saturno,
Mercurio e Giove) che ruotano interno ad essa .
Una volta
finito , è stato esposto per alcuni anni in una delle
orologerie più famose di Milano, fino a quando un collezionista
americano non lo ha comperato costringendomi a promettergli
che non ne avrei mai costruito uno simile».
Adesso la
sfida dell'«orologiaio di Chiavari» è sempre
più sofisticata. Dopo i «trenta ore» e gli
«otto giorni»( entrambi così definiti per
la durata della carica) i «solari» ed i «Tourbillon»,
è la volta dei «regolatori».
«Questo
tipo di orologi è caratterizzato dal particolare grado
di precisione del funzionamento. Si chiamano così in
quanto erano quelli che gli orologiai riparatori tenevano nella
loro bottega ed ai quali facevano riferimento per regolare ,
giusta'appunto, i pezzi in corso di riparazione.
Il futuro?
Non ho programmi . Adesso aspetto di andare in pensione per
potermi dedicare anima e corpo a questa straordinaria passione
. Sempre che mia moglie non si arrabbi troppo. Le ho riempito
la casa di tantissimi orologi e non andiamo quasi mai in vacanza.
Mi ha chiesto di portarla in crociera, ma io di navigazione
ne ho abbastanza».
(la
bellissima "Only Time" è cantata da Enya)