Giovanni
de Dondi , professore di logica, matematica, astronomia
ed astrologia (ai suoi tempi le ultime due materie si identificavano
entrambe nello studio degli astri) costruì nel XIV secolo
un astrario la cui complessità e stata da allora celebrata
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Lo
strumento già allora suscitò la meraviglia
dei contemporanei per la moltitudine delle informazioni
fornite ed era, in verità stato concepito anticipando
forse di un paio di secoli le concezioni meccaniche allora
acquisite ed è anche forse per questo motivo che
quando si presentò la necessità d'interventi
di riparazione e di ripristino delle condizioni
originali, nessuno fu in grado di farlo.
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Quadrante
della Marte
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Quadrante
di Venere
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Fu
così che, dopo alterne vicende, esso andò distrutto
anche onde poter riutilizzare l'ottone con cui era stato fabbricato
e che era allora un materiale molto ricercato e molto costoso.
Per
fortuna Giovanni, lasciando un'ulteriore prova della sua mentalità
scientifica, ci ha tramandato un resoconto dettagliatissimo della
costruzione del suo astrario.
Il
"Tractatus Astrarii" è conservato nella Capitolare
di Padova .
A.D. MDCCCCLXXXXVII SUMMO
PONTEFICE JOANNE PAULO II FELICITER REGNANTE DEO ADIUVANTE
ET OPITULANTE ASTRARIUM EXEGI AD EXEMPLAR PERACTI A DOMINE
JOANNE DE DONDI INGENIO ACUTISSIMO PRAEDITO A.D. MCCCLXIIII
CAROLUS CROCE
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Esso
è scritto in latino medioevale ed è corredato
di disegni la cui precisione e chiarezza non hanno nulla
da temere da un confronto con quelli usciti da un moderno
ufficio di progettazioni.
Peraltro le unità di misura del XIV secolo si limitavano
alle necessità della vita quotidiana e quindi concernenti,
tanto per fare un esempio la lunghezza di un pezzo di stoffa
oppure la distanza fra l'Abbazia ed il Palazzo Signorile
e quindi inadeguate ad esprimere le misure dei minuscoli
pezzi che componevano l'astrario.
Giovanni
risolse anche questo problema usando come riferimento "lo
spessore della lama di un coltello grande","lo
spessore della lama di un coltello piccolo", oppure
per il diametro dei fori,"come quello di una penna
d'oca", "di una penna di gallina"
e così dicendo.
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il
quadrante dei nodi
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L'astrario costruito da Giovanni vuole dare l'indicazione
della posizione nel firmamento dei pianeti allora conosciuti
nel rispetto della concezione tolemaica del sistema solare,
avendo quindi come punto di riferimento la terra con il sole
ed i cinque pianeti (Venere, Marte, Saturno, Mercurio e
Giove) che ruotano attorno ad essa
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L'idea,
come tutte quelle geniali, in effetti,
è molto semplice: l'orologio muove un quadrante (che
compie un giro in un giorno) il quale a sua volta muove
una ruota (che compie un giro in un anno) che a sua volta
impartisce un movimento (tramite una serie di ingranaggi)
contemporaneamente a tutti gli indici che rappresentano
la posizione degli astri.
E' in quest'ultima trasmissione di movimento che risiede
l'immensa complessità con cui è stato concepito
lo strumento, in quanto, per rispettare tutti i parametri
che identificano la posizione di ciascun astro, Giovanni
è ricorso a sofisticatissimi virtuosismi meccanici.
L'astrario è costituito da "un casamento inferiore"
(come lo chiama Giovanni) che contiene l'orologio e da "un
casamento superiore"dove alloggiano sette quadranti
ciascuno dei quali rappresenta un astro .
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Quadrante
della luna. Si osservino le due ruote
dentate centrali sagomate a pera
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vista
interna del quadrante della luna
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Già
nell'indicazione che l'orologio è "del tipo comune",
Giovanni ci fornisce l'informazione che ai suoi tempi essi
costituivano un patrimonio ormai acquisito per la misurazione
del tempo, aiutandoci così nella ricerca di datarne
la nascita .
Scoraggia
poi senza mezzi termini colui il quale voglia tentare
di costruire il suo astrario e non sia a conoscenza dei
rudimenti dell'orologeria .
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La
ruota dell'anno
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(Non
sollicitor autem ut modum aptationis huiusmodi ac firmandi
prescriptas rotas axesque earum et
frenum multum exquisita determinatione describam ,quoniam
facilia sunt aput illum qui habet ingenium tantum quantum
necessarium est ad concipienda plurima alia que scribentur
deinceps,propter quod si ad ista leviora non sufficis,aliorum
difficilium compositionem prosequi non presumas).
Lo mette infatti alla prova fornendo solo il numero dei
denti delle ruote che compongono l'orologio senza dare
nessun dettaglio riguardante la sua costruzione, dettagli
cheinvece non lesinerà, (financo ad essere quasi
pedante) per tutti gli altri componenti descritti nel
"Tractatus".
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