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Appunti sulla teoria e sulla pratica ( # 5 )
sull'errore circolare

.Verso la metà dell'800 l'inglese E.T. Loseby propose di applicare una molla all'estremità inferiore della lente al fine di sfruttarne la tensione per fare ritornare più velocemente il pendolo verso il punto di riposo (PdR) . Mano a mano che aumenta l'ampiezza della oscillazione del pendolo e conseguentemente l'errore circolare (EC) , la molla di richiamo si estende sempre di più aumentando proporzionalmente la propria azione.
Soluzione che potrebbe essere accettabile sul piano teorico ma con scarso riscontro sul piano pratico.

Nel 1848 il francese Callaud presentò alla Esposizione Universale di Parigi un ingegnoso tentativo consistente in un doppio pendolo. Il principio di funzionamento dovrebbe essere ( se anch'io ho ben capito) questo : quando viene impartito il primo impulso al pendolo grande ( che costituisce anche il telaio sul quale è sospeso il pendolo piccolo ), entrambi incominciano ad oscillare, il piccolo disordinatamente, fino a quando , dopo un certo periodo di tempo, essi appaiono muoversi all'unisono.
Non essendo i due pendoli solidali , anche il piccolo tenderà autonomamente a riportarsi verso il proprio PdR e quindi:

a
) esercita una forza contraria al moto del pendolo principale quando questo si allontana dal proprio PdR e ne limita quindi l'ampiezza di oscillazione con gli impliciti benefici effetti sull'EC
b) esercita una forza supplementare sul pendolo grande quando esso tende verso il proprio PdR aumentandone così l'accelerazione con ulteriori benefici effetti sull'EC.

Riesco solo ad immaginare le difficoltà ,da parte di chi si è cimentato in questa realizzazione ,per dimensionare perfettamente il pendolo piccolo rispetto a quello grande affinché tutti i parametri concordino perfettamente.


I problemi di dimensionamento sono anche alla base della scarsa diffusione di un tentativo del 1952, quello dello scienziato russo Mikhailovich Fedchenco.
Egli volse la sua attenzione e ne ideò una provvista di tre lamine d'acciaio, quella principale, centrale, più grande e più lunga rispetto alle due secondarie più sottili e più corte.

Durante l'oscillazione, quando la lamina principale si flette, quelle più corte sono obbligate ad una curvatura maggiore ed immagazzinano energia che restituiscono quando il pendolo torna verso il PdR ( apportando un supplemento di accelerazione e quindi contenendo l'EC).
La sospensione applicata da Mikhailovich Fedchenco al suo orologio astronomico AChF 1 garantiva il quasi perfetto isocronismo (anche grazie alla qualità dell'acciaio impiegato) per angoli di oscillazione compresi tra i 40' e 2°30'; più che nei limiti, considerando che detto angolo per il suo orologio era di circa 1° 40'.

. Riporto anche un tentativo del 1994, ultimo tra quelli che io ricordi , proposto da due studiosi americani Dallas Cain e Pierre Beucheron ; ovviamente la loro sfida , al tempo degli orologi atomici, ha assunto puramente un valore di esercizio intellettuale.
Come si vede dalla figura , il pendolo concepito dai due scienziati è costituito da un pendolo principale più grande che è collegato ad un pendolo di dimensioni più ridotte.
A coloro i quali hanno avuto la pazienza di seguirmi fino a questo punto apparirà chiara l'azione del pendolo piccolo nei confronti di quello grande


Più di 300 anni di battaglie non sono stati sufficienti per debellare definitivamente l'errore circolare ! La magra soddisfazione di poter disporre ai nostri giorni dell'ora esattissima (!) fornitaci da un orologio atomico mi fa semplicemente rammentare Fedro che dell'uva fa dire alla volpe: "... nondum matura est!"

Per saperne di più, cliccate qua.


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