La
“suoneria al passaggio” è
la forma più semplice di suoneria.
Un piolino fissato sulla ruota della minuteria, che compie
un giro in una ora, carica e successivamente libera un batacchio
che allo scadere di ogni ora batte la campana (figura
1).
Appare chiaro a tutti che il limite di un siffatto sistema
della suoneria è che si avrà sempre un solo
ed unico rintocco di campana allo scoccare di ciascuna ora;
il che ci consentirà con difficoltà di stabilire
l'esatta ora appena trascorsa.
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figura
1
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L'ovvia
soluzione di questo problema è quella di far suonare
alla campana un numero di battute corrispondenti
alle rispettive ore.
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figura 2
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Ciò
si è ottenuto aggiungendo all'orologio una “complicazione”,
ovvero un treno di ingranaggi che soddisfi la bisogna.
L'operatività di questo treno di ingranaggi e relativi
leverismi si è sviluppato in un numero quasi illimitato
di forme; essi peraltro nella sostanza ricalcano un unico
principio: una volta compreso questo, ”
il treno della suoneria” non riuscirà più
ad opporci alcun segreto.
Un disegno abbastanza ricorrente del treno della suoneria
è quello rappresentato in figura
2.
Nella
sostanza, come nella suoneria al passaggio, le caviglie
della ruota C caricano ciascuna il batacchio
che una volta disimpegnato colpisce la campana.
Detta ruota , per ogni giro, fa fare tanti rintocchi quanti
sono le sua caviglie e quindi bisogna inserire un meccanismo
che limiti il numero delle battute a quelle richieste
per ciascuna ora.
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Nella
figura 3 , eliminate per maggiore chiarezza le ruote
che non concorrono direttamente ad azionare i leverismi
,osserviamo il susseguirsi degli eventi nel classico “lay
out” della suoneria di una “parigina”.
In questo istante il treno della suoneria è
fermo in quanto il piolino f è
appoggiato al suo arresto T.
Il piolino h fissato sulla prima ruota
della minuteria ( e che quindi compie un giro in una ora),
in un certo momento incomincia a sollevare il braccio P
a cui è solidale R.
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Lentamente , a sua volta R alza il braccio
S a cui sono solidali il braccio T
e la protuberanza H.
Tanto si alza il braccio T che esso libera
f consentendo al treno di ingranaggi (
e quindi anche alla ruota partitoria) di girare....ma solo
fino a quando il piolino k scontrerà
l'arresto sul braccio R
( che nel frattempo si è alzato di un pochettino)
Non ci sfugga che durante la piccola rotazione della ruota
partitoria, la protuberanza H
si è venuta a trovare sopra la circonferenza esterna
di questa ruota.
Questo primo concatenarsi di eventi è la “preparazione”
che in genere avviene 3 o 4 minuti prima
dello scoccare dell'ora ( o della “mezza ora”).
...intanto il piolino h continua ad alzare
il braccio P-R fintanto che, allo scoccare
esatto dell'ora, il suo arresto libererà il piolino
k consentendo al treno di girare (ed alle caviglie
della ruota C di azionare il batacchio)
in quanto :
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figura
3
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1)
il braccio P-R è caduto nella sua posizione
di riposo dove il suo arresto non intercetta il piolino
k
2) la protuberanza H del braccio
S-T (che come abbiamo detto poggia sulla periferia
esterna della ruota partitoria) tiene alzato il braccio stesso
quanto basta perché il suo arresto non
blocchi il piolino f.
...il treno di ingranaggi della suoneria gira, la campana
fa sentire i suoi rintocchi...ma solo fino a quando H
cade in una scanalatura della ruota partitoria in modo tale che
l'arresto del braccio T intercetti f...fine
della musica! Fino a quando h non inizierà
un nuovo ciclo...
Ma quante volte ha suonato la campana?
Come abbiamo visto, per tutto il tempo in cui H
striscia sulla periferia esterna della ruota partitoria e quindi,
tanto maggiore è la distanza fra una scanalatura e l'altra
, tanto più numerose sono le battute della campana.
Semplice no?
No!!
Non abbiamo ancora parlato del dimensionamento
delle ruote che compongono il treno della suoneria e che consente
il corretto ripetersi degli eventi.
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