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Appunti sulla teoria e sulla pratica ( # 41 )
sugli orologi giapponesi


La svolta , sbilanciamoci, copernicana dell'orologeria giapponese, si ebbe nel 1873 quando anche nel paese del Sol Levante fu adottato il sistema occidentale della divisione del tempo.

Può quindi essere di qualche interesse sapere come erano fatti gli orologi giapponesi fino a tale data.

I primi orologi giapponesi furono costruiti adattandoli alle esigenze locali.

Con riferimento alla loro forma, essi differiscono dai loro contemporanei europei in quanto, in Giappone, il mobilio delle case di un tempo era virtualmente inesistente e le poche suppellettili erano confinate in angoli particolari della casa .

Se poi si tiene conto che le pareti di divisione dei vari locali erano di "carta", gli orologi dovevano inevitabilmente poggiare sul pavimento o appesi a qualche colonna portante della casa.

Ma, più importante, la vera differenza sta nel fatto che, mentre negli orologi occidentali le ore avevano, ed hanno, una durate eguale durante tutto l'arco del giorno e dell'anno, quelli giapponesi erano configurati tenendo conto che in Giappone vigeva il sistema delle ore ineguali.

La giornata era infatti divisa in due parti: quella nella quale c'era abbastanza luce per lavorare( e quindi comprendente anche l'aurora ed il crepuscolo) e la notte .
Ne consegue che la durata del giorno variava col variare delle stagioni e l'orologio veniva regolato per avanzare o ritardare a seconda delle necessità, ogni 15 giorni.

figura 1
Esempio di orologio giapponese con doppia verga per consentire la variazione della durata dell'oscillazione del folliot ( si vedano le rispettive posizioni dei pesetti lungo il foliot
 

Si ha traccia di orologi importati da viaggiatori europei in questo paese fin dalla seconda metà del secolo XVI, ma i Giapponesi non si piegarono al dictat di questi orologi che imponevano ore eguali durante tutto l'anno, ma come ho già detto, li adattarono al loro stile di vita ed alle loro usanze .

Il quadrante degli orologi giapponesi fatto sulla falsariga di quelli europei era costituito da un anello più esterno con una serie di nomi ( o relativi segni) delle, chiamiamole, "ore" (propriamente "toki",della durata di due delle nostre ore) ,mentre in quella più interna erano incisi i numeri 9 8 7 6 5 4 ripetuti due volte.(figura 2)

figura 2
Quadrante del tipo europeo di un orologio giapponese


 

La scelta di questi numeri era legata, come da immaginarsi, a fattori religiosi. e quindi ai rintocchi delle campane che venivano suonate nei templi: 6 al crepuscolo poi 5, poi 4 ed infine 9 a mezzanotte, e poi 8, poi 7 e così via.

Anche se questa progressione al contrario, secondo i nostri standard , può sembrare strana, in effetti la scelta di detta progressione è solo una questione di punti di vista e noi d'altronde ci adeguiamo ad un senso inverso della progressione delle ore quando diciamo che "sono le nove meno un quarto"; secondo il nostro standard dovremmo sempre dire : sono le 8 e 45.

Ciascuna toky era divisa in 10 bu e , a sua volta, ciascun bu in 100 kaku.

Come ho detto, con il sistema delle ore ineguali, la durata delle toki (....chissà se il genere del nome è maschile o femminile!...) del dì era diversa da quelle della notte ed i giapponesi inventarono alcuni sistemi per adeguare i loro orologi a questa realtà.

Un sistema prevedeva il cambio automatico (in corrispondenza del tramonto e dell'alba) di due foliot regolati per oscillare con tempi diversi.(figura 1)

Un altro sistema prevedeva una finestra appropriatamente forata che sovrapponendosi al quadrante principale aumentava o diminuiva gli spazi lungo la circonferenza di ciascun toki. e quindi la sua durata. (figura 3)

figura 3
quadrante con anello con le finestrelle

La forma del quadrante degli orologi giapponese si evolse fino a diventare una colonnina fissata al di sotto della cassa contenente il movimento.

In questa colonna venivano ospitate , nel senso verticale, due tavolette sulle quali erano incise, su una le toki e sull'altra un sistema di indici per allungare o accorciare la durata delle ore a seconda della convenienza.

Fra queste due tavoletta scorreva un indice che segnava le toki e che era fissato al peso di carica dell'orologio che scendeva verso il basso.

Negli orologi di questo tipo più "sofisticati" le due tavolette erano sostituite con un grafico che teneva conto della variazione della lunghezza delle ore nei vari periodi dell'anno ,consentendo così di non dover intervenire periodicamente per le regolazioni del caso.

Una volta in Giappone c'erano 3 tipi di calendari, ma solo uno di essi può essere rappresentato in un orologio .

figura 4

In questo caso un segno per ogni periodo dell'anno, usualmente uno degli stessi che raffigura le toki , appare in una apposita finestrella.
La prossima volta parliamo della sostituzione di un pivot dell'asse di una ruota di un orologio americano .



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