La
svolta , sbilanciamoci, copernicana dell'orologeria giapponese,
si ebbe nel 1873 quando anche nel paese del Sol
Levante fu adottato il sistema occidentale della divisione del tempo.
Può quindi essere di qualche interesse sapere come erano
fatti gli orologi giapponesi fino a tale data.
I primi orologi giapponesi furono costruiti adattandoli alle esigenze
locali.
Con riferimento alla loro forma, essi differiscono
dai loro contemporanei europei in quanto, in Giappone, il mobilio
delle case di un tempo era virtualmente inesistente e le poche suppellettili
erano confinate in angoli particolari della casa .
Se poi si tiene conto che le pareti di divisione dei vari locali
erano di "carta", gli orologi dovevano inevitabilmente
poggiare sul pavimento o appesi a qualche colonna
portante della casa.
Ma, più importante, la vera differenza sta
nel fatto che, mentre negli orologi occidentali le ore avevano,
ed hanno, una durate eguale durante tutto l'arco del giorno e dell'anno,
quelli giapponesi erano configurati tenendo conto che in Giappone
vigeva il sistema delle ore ineguali.
La giornata era infatti divisa in due parti: quella
nella quale c'era abbastanza luce per lavorare( e quindi comprendente
anche l'aurora ed il crepuscolo) e la notte .
Ne consegue che la durata del giorno variava col variare delle stagioni
e l'orologio veniva regolato per avanzare o ritardare a seconda
delle necessità, ogni 15 giorni.
figura
1
Esempio di orologio giapponese con doppia verga per consentire
la variazione della durata dell'oscillazione del folliot (
si vedano le rispettive posizioni dei pesetti lungo il foliot
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Si
ha traccia di orologi importati da viaggiatori europei
in questo paese fin dalla seconda metà del secolo
XVI, ma i Giapponesi non si piegarono al dictat
di questi orologi che imponevano ore eguali durante tutto
l'anno, ma come ho già detto, li adattarono al loro
stile di vita ed alle loro usanze .
Il
quadrante degli orologi giapponesi fatto sulla falsariga
di quelli europei era costituito da un anello più
esterno con una serie di nomi ( o relativi segni)
delle, chiamiamole, "ore" (propriamente "toki",della
durata di due delle nostre ore) ,mentre in quella più interna erano incisi i numeri
9 8 7 6 5 4 ripetuti due volte.(figura
2) |

figura
2
Quadrante del tipo europeo di un orologio giapponese
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La
scelta di questi numeri era legata, come da immaginarsi, a fattori
religiosi. e quindi ai rintocchi delle campane che venivano suonate
nei templi: 6 al crepuscolo poi 5,
poi 4 ed infine 9 a mezzanotte,
e poi 8, poi 7 e così
via.
Anche
se questa progressione al contrario, secondo i
nostri standard , può sembrare strana, in effetti la scelta
di detta progressione è solo una questione di punti
di vista e noi d'altronde ci adeguiamo ad un senso inverso
della progressione delle ore quando diciamo che "sono le nove
meno un quarto"; secondo il nostro standard dovremmo sempre
dire : sono le 8 e 45.
Ciascuna toky era
divisa in 10 bu e
, a sua volta, ciascun bu in 100
kaku.
Come
ho detto, con il sistema delle ore ineguali, la durata delle
toki (....chissà se il genere del
nome è maschile o femminile!...) del dì era
diversa da quelle della notte ed i giapponesi inventarono
alcuni sistemi per adeguare i loro orologi a questa realtà.
Un sistema prevedeva il cambio automatico
(in corrispondenza del tramonto e dell'alba) di
due foliot regolati per oscillare con tempi diversi.(figura
1)
Un
altro sistema prevedeva una finestra appropriatamente forata
che sovrapponendosi al quadrante principale aumentava o
diminuiva gli spazi lungo la circonferenza di ciascun toki.
e quindi la sua durata. (figura
3)
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figura
3
quadrante
con anello con le finestrelle
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La
forma del quadrante degli orologi giapponese si evolse fino
a diventare una colonnina fissata al di
sotto della cassa contenente il movimento.
In
questa colonna venivano ospitate , nel senso verticale,
due tavolette sulle quali erano incise, su una
le toki e
sull'altra un sistema di indici per allungare o accorciare
la durata delle ore a seconda della convenienza.
Fra queste due tavoletta scorreva un indice che segnava
le toki e che era fissato al peso di carica dell'orologio
che scendeva verso il basso.
Negli orologi di questo tipo più "sofisticati"
le due tavolette erano sostituite con un grafico
che teneva conto della variazione della lunghezza delle
ore nei vari periodi dell'anno ,consentendo così
di non dover intervenire periodicamente per le regolazioni
del caso.
Una volta in Giappone c'erano 3 tipi di calendari,
ma solo uno di essi può essere rappresentato in un
orologio .
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figura
4
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In questo caso un segno per ogni periodo dell'anno, usualmente uno
degli stessi che raffigura le toki
, appare in una apposita finestrella.
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