Gli
orologiai del 18 secolo, ottimi artigiani, avevano in genere una
scarsa conoscenza della teoria legata alla progettazione degli
ingranaggi, che costruivano usando regole approssimative e ciascuno
le proprie.
Questa
è una ragione per cui quando si deve sostituire una ruota
dentata di un vecchio orologio è difficile, se non pressoché
impossibile, stabilire esattamente quale fresa
a modulo usare e bisogna quindi cercare qualche
compromesso.
Con il passare del tempo si è sentita la necessità
di omogeneizzare i parametri che regolano la forma dei
denti, delle ruote e dei pignoni,
anche perché l'industria, per accelerare i tempi di produzione,
richiedeva degli standard ben precisi.
Peraltro, le specifiche degli ingranaggi industriali, dovendo
rispondere a esigenze diverse, sono differenti da quelli degli
ingranaggi usati in orologeria: ed ovviamente è verso questi
ultimi che rivolgiamo la nostra attenzione.
Immaginiamo due dischi di diverso diametro a
contatto fra loro sulle loro circonferenze: se uno gira, ed esiste
sufficiente attrito fra di essi, l'altro ruoterà a sua
volta con un rapporto di giri proporzionale ai diametri dei due
dischi.
Purtroppo , come si può facilmente immaginare, in pratica,
una siffatto accoppiamento non offre garanzia di uniformità
di trasmissione del movimento in quanto potrebbero verificarsi
degli slittamenti .
Quindi onde evitare lo scorrimento fra le parti , sintetizzando,
formiamo parte del dente al di sopra della circonferenza di ciascun
disco, e parte al di sotto.
Abbiamo così introdotto 3 concetti importanti:
a) la circonferenza di riferimento per la costruzione della ruota
dentata ovvero la circonferenza primitiva
e quindi il suo diametro primitivo (dp).
b) la parte del dente al di sopra della circonferenza primitiva
che viene chiamata addendum
c) la parte del dente al di sotto della circonferenza primitiva
che viene chiamata dedendum.
La forma del dente, l'insieme dell'addendum e
del dedendum, deve rispondere agli standard contenuti
nelle norme svizzere N.H.S. 56702 e 56703 ed B.S. 978 parte
2 (... per chi ha voglia di andarsele a vedere...).
E così possiamo definire il modulo
( m ) di una ruota dentata il rapporto
tra il diametro primitivo ed il numero dei denti ( Z
) tagliati, ovvero:
che
si intende un numero puro, senza unità di misura.
Divagazione
Io non ci credo, ma forse gli Inglesi, ai quali tanto dobbiamo
per quanto concerne "la tecnica", con l'introduzione
dell'Euro saranno costretti ad uniformarsi ai nostri standard.
Fino a ieri non lo hanno fatto.
"Noi", per definire il passo di una filettatura misuriamo
l'avanzamento per filetto, "loro", quanti filetti si
contano in un pollice. Quindi, mentre nel sistema metrico l'incremento
del numero che rappresenta il passo significa "un filetto
più grosso" , al contrario, in quello inglese , detto
incremento indica un "filetto più piccolo".
Ed anche per quanto riguarda le ruote dentate non si smentiscono.
Il loro Diametral Pitch (DP) , il corrispondente del nostro m,
indica il rapporto tra il numero dei denti ed il diametro primitivo
della disco in cui vengono tagliati, ovvero:
....
esattamente l'opposto di quello che abbiamo definito il modulo
.... speriamo nell'Euro......
Conoscendo due dati , per esempio il modulo ed
il numero dei denti, possiamo risalire al diametro
primitivo, anche se questo, da un punto di vista pratico.
è un dato poco significativo per la costruzione di una
ruota , infatti quello di cui abbiamo bisogno è il diametro
esterno.
Tagliamo la nostra prima ruota.
|