I
pesi ( o le molle) di carica di un orologio hanno la
funzione di far muovere le ruote dentate che compongono i suoi
treni degli ingranaggi .
Sotto l'effetto della forza di gravità,
i pesi, abbassandosi, consegnano a detti treni di ingranaggi l'energia
per vincere le resistenze del sistema e, cosa che più ci
interessa, , tramite la ruota dello scappamento, quella per mantenere
in movimento il corpo oscillante.
Durante il normale funzionamento dell'orologio, quindi, le ruote
dentate girano ciascuna attorno al proprio asse ed in una propria
direzione...e così la ruota dello scappamento i cui denti
interagiscono con le palette dell'ancora.
Forse è qua opportuno ricordare come, in questa analisi,
sia lecito assumere che l'insieme ancora-forchetta
e pendolo siano un tutt'uno solidale e ciò
al fine di comprendere le necessità che emergeranno.
In buona sostanza, l'operazione della carica
di un orologio consiste nel riportare il peso motore nella sua
posizione più alta ( ovvero di riassegnargli quella energia
potenziale che esso ha perso abbassandosi).
Se, come normalmente avviene, compiamo questa operazione mediante
l'utilizzo di una chiave che muove il bariletto sul quale andrà
ad avvolgersi la corda, la nostra azione sarà intermittente:
ovvero, faremo fare alla chiave mezzo giro, cambieremo la posizione
della mano, altro mezzo giro e così via per quanto necessiti
alla bisogna.
Ora, durante il tempo in cui noi giriamo la chiave di carica,
il peso motore si muove verso l'alto, ovvero
nella direzione opposta rispetto a quando l'orologio
funziona normalmente e quindi verrà a mancare al treno
di ingranaggi l'energia che lo faceva muovere.
... ed anche la delicata ruota dello scappamento sarà ferma
con le palette dell'ancora che oscilleranno minacciosamente negli
spazi fra due denti e senza nessuna correlazione fra la
loro posizione e quella dei denti stessi.
Potrebbe
così capitare che nell'attimo in cui noi interrompiamo
l'azione della carica (e quindi il peso motore inizi immediatamente,abbassandosi,
a svolgere la sua funzione facendo così girare il treno
degli ingranaggi), una paletta dell'ancoretta ( che. come abbiamo
sopra detto, è da considerarsi solidale con il pendolo
e quindi avente una massa eguale alla somma delle massi del complesso
ancoretta-forchetta più quella del pendolo) si abbatta
con tutta la sua forza( proporzionale alla sua "grande"
massa) sulla punta di un dente della ruota di scappamento, ...con
quali risultati, possiamo facilmente immaginare...
L'imperativo è quindi che, sia che l'orologio sia fermo
o che, ed in quest'altro caso ovviamente, sia in funzione, non
deve mai mancare la forza motrice che muove le ruote
dentate.
Ne deriva che in taluni orologi potrebbe essere una buona pratica
quella di fermare il pendolo durante l'operazione di carica .
Peraltro fermare un orologio regolatore pregiudica in modo irreparabile
la sua affidabilità come misuratore del tempo. Si pensi
infatti per esempio anche ad un astronomo che sta registrando
lo svolgersi degli eventi relativi al moto di due pianeti e che
deve fermare il suo regolatore per caricarlo...che disastro dover
attendere altri 200 anni perché lo stesso evento si ripeta...
Per ovviare a questo inconveniente fu inventato il mantenimento
di carica che consente all'orologio di funzionare anche
durante l'operazione della sua carica.
Ne parliamo negli appunti successivi.
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