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Appunti sulla teoria e sulla pratica ( # 46 )
sul mantenimento di carica ( 1 di 2)


I pesi ( o le molle) di carica di un orologio hanno la funzione di far muovere le ruote dentate che compongono i suoi treni degli ingranaggi .

Sotto l'effetto della forza di gravità, i pesi, abbassandosi, consegnano a detti treni di ingranaggi l'energia per vincere le resistenze del sistema e, cosa che più ci interessa, , tramite la ruota dello scappamento, quella per mantenere in movimento il corpo oscillante.

Durante il normale funzionamento dell'orologio, quindi, le ruote dentate girano ciascuna attorno al proprio asse ed in una propria direzione...e così la ruota dello scappamento i cui denti interagiscono con le palette dell'ancora.

Forse è qua opportuno ricordare come, in questa analisi, sia lecito assumere che l'insieme ancora-forchetta e pendolo siano un tutt'uno solidale e ciò al fine di comprendere le necessità che emergeranno.

In buona sostanza, l'operazione della carica di un orologio consiste nel riportare il peso motore nella sua posizione più alta ( ovvero di riassegnargli quella energia potenziale che esso ha perso abbassandosi).

Se, come normalmente avviene, compiamo questa operazione mediante l'utilizzo di una chiave che muove il bariletto sul quale andrà ad avvolgersi la corda, la nostra azione sarà intermittente: ovvero, faremo fare alla chiave mezzo giro, cambieremo la posizione della mano, altro mezzo giro e così via per quanto necessiti alla bisogna.

Ora, durante il tempo in cui noi giriamo la chiave di carica, il peso motore si muove verso l'alto, ovvero nella direzione opposta rispetto a quando l'orologio funziona normalmente e quindi verrà a mancare al treno di ingranaggi l'energia che lo faceva muovere.
... ed anche la delicata ruota dello scappamento sarà ferma con le palette dell'ancora che oscilleranno minacciosamente negli spazi fra due denti e senza nessuna correlazione fra la loro posizione e quella dei denti stessi.

Potrebbe così capitare che nell'attimo in cui noi interrompiamo l'azione della carica (e quindi il peso motore inizi immediatamente,abbassandosi, a svolgere la sua funzione facendo così girare il treno degli ingranaggi), una paletta dell'ancoretta ( che. come abbiamo sopra detto, è da considerarsi solidale con il pendolo e quindi avente una massa eguale alla somma delle massi del complesso ancoretta-forchetta più quella del pendolo) si abbatta con tutta la sua forza( proporzionale alla sua "grande" massa) sulla punta di un dente della ruota di scappamento, ...con quali risultati, possiamo facilmente immaginare...

L'imperativo è quindi che, sia che l'orologio sia fermo o che, ed in quest'altro caso ovviamente, sia in funzione, non deve mai mancare la forza motrice che muove le ruote dentate.

Ne deriva che in taluni orologi potrebbe essere una buona pratica quella di fermare il pendolo durante l'operazione di carica .

Peraltro fermare un orologio regolatore pregiudica in modo irreparabile la sua affidabilità come misuratore del tempo. Si pensi infatti per esempio anche ad un astronomo che sta registrando lo svolgersi degli eventi relativi al moto di due pianeti e che deve fermare il suo regolatore per caricarlo...che disastro dover attendere altri 200 anni perché lo stesso evento si ripeta...

Per ovviare a questo inconveniente fu inventato il mantenimento di carica che consente all'orologio di funzionare anche durante l'operazione della sua carica.

Ne parliamo negli appunti successivi.



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