Uno fra i bellissimi orologi di Hubert Sarton , L'Horologe de Compagnie, ha una particolarità che non si è mai vista in nessun altro orologio.
Il suo quadrante può ruotare, ad intervalli preordinati, in modo tale per cui esso possa essere visibile, prima o poi, da una persona che si trovi in una qualunque posizione della stanza ove è ospitato l'orologio stesso.
Appare evidente la difficoltà tecnica di dover trasmettere un movimento a delle lancette che non si trovano in una posizione fissa rispetto al loro movimento, quanto piuttosto esse, assieme al quadrante, ciclicamente cambiano posizione nei confronti del meccanismo dal quale prendono il moto.
A prescindere da alcune foto generiche su libri ed alcuni filmati in internet non esiste una specifica documentazione tecnica nella quale sia spiegato come, nell'Horloge de Compagnie di Sarton questo movimento del quadrante e delle sue lancette venga ottenuto.
Per quest'ultimo orologio che ho appena terminato di costruire, ho dovuto immaginare io stesso delle soluzioni per raggiungere lo scopo di ottenere la mobilità del quadrante. Credo così di poter dire che il mio orologio, pur avendo io trovato ispirazione, nel concetto, in quello realizzato da Hubert Sarton, sia unico e quindi ho pensato di chiamarlo La Pendola da Compagnia di Carlo G. Croce .
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La mia Pendola da Compagnia è costituito da due parti:
-A) una, situata nella parte anteriore, che contiene il treno degli ingranaggi che muovono le lancette . Per fornire energia a questo treno ho pensato di utilizzare quella conferita da due mole contenute in due bariletti in quanto questo treno di ingranaggi viene utilizzato per muovere tutte le ruote dentate che danno il moto alle lancette ed anche per sganciare l'arresto del treno che muove il quadrante.
-B) l'altra, nella parte posteriore, che contiene il treno di ingranaggi utilizzati per far ruotare il quadrante.
Al termine di ciascuna rotazione del quadrante, ogni 5 minuti, un martelletto colpendo una campana avvisa dell'avvenuto movimento .
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